TAMISO
il setaccio del tempo
Torre celebra le sue eccellenze in campo letterario e giornalistico
1a edizione: I FRATELLI BONGIORNO
Sabato 1/10/2022
C’è stata perfino la confessione di un reato, sabato mattina, all’incontro che ha aperto “Tamiso – Il setaccio del tempo” la nuova iniziativa dell’Associazione Torre. Lo scopo, celebrare, talvolta scoprire, vere eccellenze nate nel quartiere pordenonese e, in questo caso, legate al giornalismo e alla letteratura.
Tre le storie presentate nell’appuntamento d’esordio: quelle di Arrigo, Giovanni e Luigi Bongiorno. Tre dei 9 fratelli di una famiglia torresana che ha sfornato scrittori, sceneggiatori e giornalisti, ma anche noti commercianti dell’abbigliamento e manager industriali.
Sul palco allestito per cause di forza maggiore all’auditorium della Parrocchia dei Santi Ilario e Taziano (era inagibile l’aula magna delle scuole medie che doveva ospitare l’evento), insieme al presidente dell’associazione Giorgio Scanu e dopo i saluti del padrone di casa Don Giosuè e del preside della Lozer Vladimiro Giacomello (in sala anche la vice preside Stefania Cuccarollo), erano presenti Cristina Bongiorno, figlia di Arrigo (scomparso nel 2008) e il 74enne Giovanni Bongiorno, più noto con il cognome della madre, Pascutto.
L’assente. Luigi Bongiorno è stato ricordato perchè per ben due volte candidato al premio Strega. Negli anni ’70 pubblicò prima per Mondadori, poi per Bompiani. “Lo zufolo di Burgos” è forse il suo titolo più noto.
Sabato però il setaccio del tempo si è messo in moto grazie ai ricordi dei presenti. Cristina Bongiorno ha raccontato i tempi in cui seguì il padre a Praga, caposervizio nella radio di Stato, prima di una rocambolesca fuga durante l’invasione sovietica. Ha raccontato il babbo con dolcezza per le cose più private, definendolo discronico invece in quelle pubbliche “Fu comunista quando era pericoloso esserlo” ha ricordato “E cattolico quando era più facile essere di sinistra”. Comunista, era andato a Praga per vedere in faccia il socialismo reale.
Giovanni Bongiorno Pascutto si è invece definito “Introverso e intimorito”, ha raccontato gli esordi milanesi come correttore di bozze, fino ad arrivare a scrivere egli stesso libri dai quali sono poi stati tratti film, come “Strana la vita” firmato nell’87 da Bernardo Bertolucci. Poi il lavoro alla Rai, le sceneggiature ben pagate ma “Bruttissime” come le ha definite.
Non sono mancati i racconti legati alla giovinezza a Torre, anche rievocati da Cristina che ricorda lo zio Giovanni che andava malvolentieri a prenderla a scuola in bicicletta. Lui invece confessa, dopo più di 60 anni, di essere tra i manigoldi, tre ragazzini, che dietro la chiesa del quartiere fecero crollare un parapetto. Ha ricordato anche tutte le volte che tentò di dar fuoco prima del tempo al falò del Seminario “Ed una volta ci riuscii pure”.
Ricordi anche dei suoi primi film, quelli che andava a vedere con la sorella, all’ex Cral, l’allora dopolavoro e che in seguito fu la culla di Cinemazero. “Film gratis, entravo tra un tempo e l’altro, di nascosto”. Giovanni ha raccontato un modo di vivere che non c’è più: “Non avevamo il bagno in casa. Ci si andava a lavare il sabato ai bagni pubblici”. L’immancabile pallone “All’oratorio, dove il prete di turno ti interrompeva obbligandoti ad inginocchiarti e recitare una preghiera. Tutto sommato un prezzo accettabile per poter giocare”. I tredicenni che lo ascoltano non lo possono sapere, ma quell’oratorio sorgeva proprio dove oggi trova posto la loro scuola media.